Il mare di Riccione è sempre ricco di sorprese, ma questa volta ha davvero esagerato: lo sa bene il fotografo subacqueo Renato Santi, che il 1° settembre vi ha avvistato un Nudibranco tra le acque, tra i primi avvistamenti nell’Adriatico
Abbiamo fatto due chiacchiere con il fortunato fotografo, da anni membro di “Sub Riccione” e “Blennius”, associazioni volte alla salvaguardia dell’ambiente marino. Proprio nel mare di casa, ecco una scoperta che permette di riconsiderare l’intero ecosistema acquatico.
Com’è nata la passione per il mondo subacqueo?
“È una lunga storia, che va avanti da oltre quarant’anni. Sono sempre stato un amante del regno animale, e in particolar modo dei pesci. La mia curiosità mi ha portato a voler scoprire dal vivo il loro habitat, a capire come vivessero e popolassero il mare. Così ho iniziato subito a fare le foto, per permettere a tutti di vedere davvero cosa c’è sott’acqua”.
Come è avvenuto l’avvistamento del Nudibranco?

Credits: Renato Santi
“In realtà non è tutto merito mio” ammette Renato Santi ridendo. “Ero con un amico della Sub Riccione a fare le foto alla barriera WMesh: io mi immergevo e Gas faceva assistenza in superficie. Appena risalito mi dice di aver visto una seppia sotto al moscone; così sono subito tornato sott’acqua e mi sono ritrovato davanti a questo rarissimo mollusco”.
Cosa ha provato quando ha capito della rarità dell’incontro?
“Avevo il batticuore! Si tratta di un animale che avevo visto solo nei libri, e vederlo dal vivo è stata un’emozione incredibile. Non solo è stato uno dei primi avvistamenti nell’Adriatico, ma è stato anche molto vicino alla superficie, il che è incredibile: il Nudibranco vive nelle acque fredde, dai 20 ai 150 metri in profondità”.
Cosa significa questo avvistamento?
“È sicuramente un dato che deve far riflettere: in questi giorni è stato avvistato anche un esemplare giovane sui fondali della laguna veneta. Questo testimonia la grande capacità di adattamento dell’animale, ma ci ricorda anche delle nostre responsabilità: dobbiamo avere più cura e attenzione dell’ambiente, incluso quello marino”.
Poco fa ha parlato della barriera, a cosa serve?
“Si tratta di una struttura di cemento lamellare, a basso impatto ambientale. Ha sostanzialmente due scopi: prima di tutto la difesa della costa, dissipando il moto ondoso favorisce lo scorrimento della sabbia e ne evita il ritorno; inoltre il ripopolamento del mare, e sta funzionando alla grande. Intorno alla barriera si è creato un vero e proprio mondo, un ecosistema marino fantastico e corretto: sembra una barriera corallina!”
Dopo una vita sott’acqua ne avrà tante da raccontare!
“Le emozioni sono state davvero tante. Mi sono immerso con le balene e gli squali, e lì il cuore batte forte. Ma mi diverto moltissimo anche qua da noi, a osservare e studiare le cosiddette bavose: vedere come difendono il territorio, come si muovono. Perché se una persona è curiosa riesce a vedere anche nelle piccole cose un mondo fantastico, il mare ci insegna questo”.